Iniziato a Roma il processo contro tre giovani albanesi. Due sono accusati di sequestro di persona e violenza sessuale, il terzo di concorso morale. La vittima è una ragazza romana di 29 anni. Il gip aveva respinto la richiesta d’arresto per i due indagati
Avrebbero abusato sessualmente per ore di una 29enne italiana, rinchiudendola nelle stanze di un Bed & Breakfast di Roma, riprendendo anche alcune fasi col cellulare. Per questo due ragazzi di origine albanese, di 25 e 30 anni, sono a processo con l’accusa di violenza sessuale e sequestro di persona mentre un terzo, anche lui albanese, è accusato di concorso morale.
Una serata al pub e poi la violenza
I fatti sono raccontati negli atti del processo, la cui sentenza è prevista per luglio, che si sta svolgendo a Roma con rito abbreviato. La storia inizia la sera del 20 ottobre 2020, quando Carla (nome di fantasia, ndr), allora 27enne, viene invitata al Pub Moebius, in zona Borghesiana, da una coppia amica. Una volta nel locale, la coppia presenta a Carla due giovani albanesi di 23 e 28 anni all’epoca dei fatti. I due ragazzi, in un primo momento, sembrano simpatici e nel locale la serata trascorre in modo sereno, tra bevute e i racconti sulle gesta dei due, fatte dall’amico, che avrebbe raccontato alcuni precedenti con la giustizia. Ad un certo punto della serata la coppia si allontana e Carla rimane in compagnia dei due albanesi. Ed è qui che gli atti degli inquirenti iniziano ad illustrare l’incubo per la giovane romana. La ragazza sarebbe infatti rimasta intimorita dalla fama dei due e per questo non sarebbe stata in grado di opporsi al loro volere. Gli albanesi le avrebbero così sottratto le chiavi della macchina e, dopo averla fatta salire, si sono messi al volante portandola in un bed&breakfast a pochi chilometri da via Borghesiana. Secondo gli inquirenti, la ragazza è stata qui rinchiusa all’interno di una stanza e ha subito continue violenze, anche sessuali. Il tutto mentre veniva ripresa con un telefono cellulare. Solo dopo diverse ore, che sarebbero trascorse tra soprusi e minacce, la ragazza viene lasciata andare. Otto giorni dopo presenterà denuncia ai carabinieri di Frascati.
Le indagini col massimo riserbo e i tre finiti a processo
La vicenda è stata tenuta sotto massimo riserbo da parte degli inquirenti e solo ora che si è andati davanti al Gup emergono i dettagli. Sono in particolare i dettagli del capo di imputazione a svelare le prime indiscrezioni sull’accaduto. Secondo la procura di Roma “l’abuso si compie con l’aggravante — recita ora il capo d’imputazione — di aver profittato di circostanze di tempo, luogo e persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa». Insomma, avendola chiusa a chiave nella stanza, la ragazza non può che subire la violenza. Il pm Gabriella Fazi accusa i due albanesi di sequestro di persona e violenza sessuale. Ne richiede anche l’arresto, che il gip però non concede. L’altro albanese, fidanzato dell’amica della presunta vittima, è indagato per concorso morale: la presentazione degli albanesi con toni che avrebbero spinto la ragazza a preoccuparsi e a rimanere intimorita. Come riporta Repubblica però, l’avvocato di quest’ultimo, Dario Candeloro dice: “I fatti così come raccontati dalla presunta vittima appaiono assolutamente contraddittori e privi di qualsiasi riscontro – dice il penalista – In particolare la posizione del nostro assistito risulta essere scevra da qualsiasi rilievo penale considerato che lo stesso nemmeno si trovava sul luogo del riferito abuso. I gravi indizi di colpevolezza inoltre sono già stati esclusi dal Gip il quale ha rigettato la richiesta di misura cautelare”.