I Tredicine e l’«amico» in Comune Pagati 113 mila euro per le soffiate

tredicine roma

Pranzi a base di pesce e denaro. Tanto denaro. Ben 113mila euro, più qualche spiccio. È il prezzo pagato in dodici anni da Dino e Mario Tredicine, appartenenti alla storica famiglia di commercianti ambulanti, ad Alberto Bellucci, funzionario capitolino, per avere informazioni riservate sulle rotazioni. La Procura ha chiuso l’inchiesta: 22 gli indagati tra funzionari pubblici, sindacalisti, commercianti. Alla porta di Bellucci si è rivolto anche Maurizio Di Veroli, presidente dell’associazione Rotazione B, che con il dirigente ha scambiato l’abbonamento della Roma e un «pensierino» per ottenere subingressi nel rilascio dei turni di lavoro. Sono solo alcuni degli episodi – tutti avvenuti prima di dicembre 2018 – ricostruiti nell’inchiesta sul giro di tangenti nel settore degli ambulanti.

Agli indagati il pm Antonio Clemente contesta, a seconda delle diverse posizioni, reati che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio passando per l’estorsione e la tentata truffa. Reato quest’ultimo per cui è indagato un altro Tredicine, Elio, accusato di aver provato (senza successo) a sventare la confisca della sua merce con una falsa perizia in occasione della Festa della Befana di tre anni fa.

I Tredicine e Bellucci, arrestati nel settembre del 2020, sono – stando a quanto è emerso nell’inchiesta – la punta dell’iceberg di un sottobosco esteso. Per Dino e Mario il funzionario del Campidoglio – responsabile dell’ufficio rotazioni del commercio su aree pubbliche del dipartimento Attività produttive – è stato il referente anche per avere notizie sulle licenze intestate ad Alfiero Tredicine (non indagato). Oppure per strappare informazioni di prima mano sulle soste a villa Borghese.

Tuttavia, le mazzette non è stato solo Bellucci a riceverle. Un altro funzionario intraprendente, secondo l’accusa, è Fabio Magozzi, dipendente nello stesso ufficio guidato da Bellucci, che dal coordinatore dell’associazione degli ambulanti Aiarc, Enzo Colvari, ha intascato «roba» e merci per rilasciare un turno a favore di un associato. A Magozzi ha chiesto una mano anche Di Veroli, offrendo come contropartita una tangente fatta di un giubbotto «ingombrante», una busta e una maglietta. Il perché della bustarella: assegnare un turno a un membro di Rotazione B sprovvisto dei requisiti.

In un paio di occasioni Bellucci e Magozzi hanno intascato tangenti in coppia. È successo quando hanno evitato di revocare la licenza a Sibony, privo di titoli, che ha oliato i due impiegati comunali per avere cambi turni favorevoli. E una mazzetta l’hanno presa da Domenico Gaudio, moroso nel pagamento di una tassa, per non sospendergli la licenza. Ancora Bellucci: da un venditore ambulante ha avuto un regalo piaciuto «tanto alla moglie» per assegnargli le migliori postazioni; da un altro invece ha ricevuto soldi, sempre mercanteggiando postazioni favorevoli. Infine, ci sono le estorsioni organizzate da Mumun Kazi – difeso dall’avvocato Alberto Fortino – e Asaad Kamal, referenti dell’associazione sindacale Fivag, che hanno preteso il pizzo dagli associati, minacciandoli altrimenti di non farli lavorare. Accumulando, così, 838mila euro.

Fonte: Corriere della Sera – Roma

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